A Cabras il confronto nazionale su clima e insetti vettori

Strategie condivise per la salute e l’ambiente.

Data :

10 maggio 2025

A Cabras il confronto nazionale su clima e insetti vettori
Municipium

Descrizione

Si è tenuto ieri (venerdì 9 maggio) a Cabras, presso il Centro Polivalente, il convegno “Clima, zanzare e salute. Analisi del territorio per una gestione integrata”, promosso dal Comune e rivolto a tecnici, istituzioni e operatori del settore sanitario e ambientale.

La giornata ha riunito esperti provenienti da Sardegna, Emilia-Romagna e Piemonte per affrontare un tema sempre più urgente: la diffusione degli insetti infestanti, in particolare delle zanzare - che in condizioni ottimali riescono a riprodursi in soli quattro giorni passando da uovo a esemplare adulto - e le implicazioni sanitarie, economiche e ambientali, soprattutto in territori come il Sinis, caratterizzati da vaste aree umide.

A livello locale erano presenti la Regione Sardegna, con la rappresentanza degli assessorati della Difesa dell’Ambiente e dell’Igiene e Sanità, i Consiglieri regionali Antonio Solinas e Alessandro Solinas, la Provincia di Oristano e l’Istituto Zooprofilattico regionale. Con loro i Sindaci dei paesi del circondario, Alberto Pippia di Baratili San Pietro,  Lorenzo Pinna di Riola Sardo, Luca Corrias si Marrubiu e il vicesindaco di Arborea Davide Rullo.

Per la regione Emilia Romagna, Romeo Bellini, entomologo del Centro Agricoltura e Ambiente “G. Nicoli” in provincia di Bologna, il quale ha dato un primo spunto evidenziando la biologia ed etologia delle principali specie nocive italiane; l’entomologo Claudio Venturelli, che ha moderato l’intero convegno, ha invece raccontato l’esperienza ventennale dell’Emilia Romagna nella gestione delle zanzare. Con lui, Rodolfo Veronesi, anch’egli entomologo al Centro Agricoltura e Ambiente “G. Nicoli” in provincia di Bologna, ha spiegato nello specifico il progetto attuato sul delta del Po di Comacchio e Ravenna, aree turistiche con caratteristiche molto simili a quelle del Sinis.

L’esperienza della penisola è stata poi completata con il contributo di Paolo Roberto, dell’Istituto per le Piante da Legno e l’Ambiente del Piemonte, che ha spiegato come si è arrivati all’approvazione della legge n.75 del 1995, che regolamenta le azioni di lotta alle zanzare.

Nel corso degli interventi sono emersi i modelli gestionali già adottati nelle altre regioni, con un focus sull’opportunità di costruire un approccio normativo e tecnico condiviso anche in Sardegna.

In Emilia Romagna il primo progetto di lotta alle zanzare parte negli anni 2000, quando la qualità della vita ha iniziato a modificarsi con l’arrivo della zanzara tigre – spiega Claudio Venturelli -. Allora si trattava solo di situazioni di disagio, finché non vi è stato il primo casi di Chikungunya, primo virus tropicale in Europa, che ha dato un forte impulso alla nascita di un gruppo di lavoro, che esiste ancora oggi, sulla gestione integrata delle zanzare attraverso azioni congiunte. Se confrontiamo il territorio sardo e provinciale di Oristano, con quello emiliano, la nostra idea è che occorre lavorare in sinergia, ognuno con la propria competenza elaborando subito una strategia forte che possa rendere il problema gestibile. Il cambiamento climatico è in atto, e occorre agire subito per evitare che le zanzare possano avere la meglio”.

Illuminante è stato l’approccio seguito nel 1991 nei Comuni di Comacchio e Ravenna, quando si decise di privilegiare la lotta larvicida, lasciando a quella adulticida solo un ruolo di emergenza. “Si è trattato di una lotta biologica integrata basata sulla mappatura territoriale con censimento di tutti i focolai larvali avviata per contrastare due specie che sono tipiche anche qui, la cosiddetta zanzara alluvionale o “delle risaie” e la zanzara comune – spiega Rodolfo Veronesi -. Un approccio innovativo fino a quel momento, ideato grazie alla presa di coscienza della necessità di tutela dei luoghi in un territorio molto simile al Sinis, con zone agricole, risaie, aree retro dunali allagate da maree o da piogge. Nel mentre è arrivata anche la zanzara tigre, quella “urbana”. Uno dei contributi più importanti del progetto è stato quello di razionalizzare le azioni di lotta canalizzando gli interventi e le risorse economiche disponibili, sempre esigue, ma più efficaci se spese in maniera oculata. I numeri ci permettono di capire che c’è stata una diminuzione della presenza di zanzare”.

Anche il Piemonte ha  investito importanti risorse negli anni per la lotta alle zanzare. “Dal 1995 le campagne erano improntate sulle zanzare che danno fastidio, mentre a partire dagli anni 2000 la Regione ha deciso di orientare maggiori fondi su quelle di interesse sanitario, quindi potenziali vettori di malattie, come la tigre e o la zanzara vettore di West Nile – spiega Paolo Roberto -. Oggi sono 275 i Comuni che ricevono  un cofinanziamento regionale del 50% su azioni mirate alla lotta, all’ampliamento della comunicazione e alla formazione dei medici per il riconoscimento delle malattie da vettore. Facciamo anche un monitoraggio della resistenza da parte degli insetti. È vero che eliminare le zanzare è impossibile – precisa l’esperto  -, ma sulla zanzara comune ci sono risultati importanti. Per la zanzara tigre il discorso è diverso perché per l’80% dei casi si sviluppa nelle abitazioni private. Ecco perché è importante la sensibilizzazione della popolazione”.

Per l’Assessorato dell’Ambiente era presente il consulente dell’Ufficio di Gabinetto dell’assessorato dell’Ambiente Alberto Plaisant, che ha affermato come l’assessorato darà il massimo sostegno non solo per la parte finanziaria ma per un qualunque tipo di confronto. “La proposta dello sviluppo di un progetto pilota che parta proprio da questo territorio è molto interessante. Sicuramente qualunque azione da intraprendere dovrà tenere conto dell’impatto sull’ambiente”.

Antonio Solinas, consigliere regionale e presidente della Commissione per le attività produttive ha aggiunto “La sensibilità della popolazione ormai sta crescendo ma è fondamentale che la Regione e gli enti locali si coordinino per rendere noto il problema e affrontarlo. È fondamentale adattare e riscrivere le norme regionali che iniziano a essere datate”.

Battistino Ghisu, commissario straordinario della Provincia di Oristano: “Il progetto pilota sperimentale che coinvolgerà i paesi delle aree umide della provincia metterà in evidenza le criticità e le carenze comunicative verso la cittadinanza. È d’obbligo che tutti capiscano la serietà della presenza di focolai domestici. Vogliamo che il progetto pilota nasca immediatamente per sperimentare nuove tecniche di lotta attraverso l’ausilio di sostanze biologiche, che non vadano a incrementare l’inquinamento delle falde. Occorre eliminare questo tipo di emergenza anche con una precisa lotta sulle specie migratorie”.

“Iniziativa di rilievo che arriva da un territorio decisamente coinvolto dal problema -  ha detto  Sandro Rolesu, direttore dell’Istituto Zooprofilattico della Sardegna -. La sfida è quella di fare in modo che il problema non si viva in maniera settoriale ma si collabori per andare tutti verso un’unica direzione, quell’approccio che dal punto di vista sanitario chiamiamo one health”  

“È stato un momento di confronto concreto e operativo, che ha messo in luce quanto sia necessario sviluppare strumenti strutturati per prevenire e governare il fenomeno – ha affermato a conclusione della mattinata di lavori il Sindaco Andrea Abis –. Il nostro obiettivo è contribuire alla costruzione di una rete regionale di conoscenze e buone pratiche, per tutelare la salute pubblica e preservare il nostro ecosistema, che comprende tremila ettari di risaie e il 50% delle aree umide della provincia. Un contesto vocato allo sviluppo della zanzara, insetto nocivo che incide in maniera sempre più prepotente sulla qualità della vita, del turismo e sulla salute umana e animale: un arco di interessi che necessariamente deve vedere coinvolti attorno a un tavolo organizzativo tutti i soggetti coinvolti, le istituzioni ma anche i tecnici e la Regione. Credo che con una spesa di poco superiore a quella attuale, ma meglio gestita, si possa fare molto. La proposta è quella di avviare un programma triennale di sperimentazione che abbracci un  territorio ampio, come quello che comprende il Sinis e la parte umida di Arborea e Marrubiu”.

Il convegno è stato realizzato con il supporto dello sponsor tecnico Nuova Prima e ha visto confermata l’importanza di una collaborazione attiva tra istituzioni, esperti e comunità locali per affrontare le sfide ambientali e sanitarie emergenti.

Ultimo aggiornamento: 10 maggio 2025, 08:22

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